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L’inglese è la lingua prevalente del Web, non c’è dubbio. Allo stesso tempo, però, parecchie altre lingue sono molto importanti e popolari. A seconda degli obiettivi, la pubblicazione in una lingua diversa dall’inglese può non solo essere utile e desiderabile ma, spesso, anche necessaria.
Una delle ragioni per voler pubblicare in una lingua diversa dall’inglese è raggiungere un pubblico del proprio paese o comunque che condivide la lingua. Spesso, ma non necessariamente, questo pubblico è anche una clientela. Raggiungere un pubblico internazionale è interessante e stimolante, tuttavia le connessioni locali sono sempre importanti. E, magari, sono proprio quelle più importanti nel nostro caso.
Medium è una piattaforma molto popolare, semplice, con un ottimo editor e con funzionalità innovative (ad esempio l’evidenziazione). È una specie di social per la scrittura, il che lo rende un’interessante alternativa o complemento di un eventuale sito web personale. Quindi, è ragionevole prenderlo quantomeno in considerazione per la pubblicazione in una lingua diversa dall’inglese, o multilingua.
Io ho fatto esattamente quest’esperienza, con i miei scritti in italiano.
Prima di addentrarci nel merito di cosa può essere fatto di preciso, però, è fondamentale inquadrare il contesto.
A che livello Medium supporta il multilinguismo?
Questo è stato uno dei miei primi dubbi, e anche una domanda che ho direttamente posto al loro supporto. Risposta: “Su Medium si può pubblicare in qualunque lingua desiderata. Non abbiamo regole contrarie.”
Non la risposta che si vorrebbe, ovviamente. Certo, si può creare una “storia”, scriverla nella propria lingua ma… Raggiungerà i lettori?
Medium non supporta il multilinguismo. Questa è la triste realtà. Nessuna ricerca per lingua, né newsletter in lingua locale, confusione totale per i tag nelle varie lingue, attenzione editoriale riservata all’inglese, ecc.
La buona notizia è che il multilinguismo non è assolutamente né proibito né espressamente ostacolato. Ed è proprio questo che ci offre una minima opportunità.
Speranza di vedere il multilinguismo supportato in futuro?
Di sicuro non a breve. Molto probabilmente mai.
Medium ha sperimentato il multilinguismo in passato, nella forma di colonialismo editoriale e senza specifiche funzioni multilingua, in molti paesi. L’approccio non era sostenibile (perché ovviamente sbagliato) e si sono ritirati.
Medium è una piattaforma di blogging, un social e anche, purtroppo, un po’ una rivista, con precisi gusti editoriali. Ma i loro sforzi editoriali – quelli che danno la vera visibilità – sono esclusivamente rivolti agli articoli in lingua inglese. Medium non è una vera alternativa all’hosting indipendente, pur offrendo la declinazione social, né alla pubblicazione indipendente. Sono caduto nella stessa trappola con molti altri, sperimentando con amarezza che le funzioni necessarie per una piattaforma di blogging non sono mai arrivate né probabilmente mai arriveranno.
In aggiunta, gli argomenti su Medium non sono rigorosamente internazionali. La cultura e l’attualità degli Stati Uniti, pur non esclusiva, è indubbiamente prevalente. È un contesto che non si può ignorare e con cui, se decidiamo di affidare le nostre parole a Medium, si devono fare i conti.
Gli ostacoli
Quasi tutti, su Medium, leggono e scrivono in inglese. Gli utenti vengono da ogni parte del mondo – anche se i paesi occidentali sono prevalenti – ma la lingua comune è rigorosamente l’inglese. Scrivendo in una lingua diversa si è inevitabilmente fuori dal circuito principale. E di parecchio.
Quest’ostacolo da solo riduce l’esposizione drammaticamente, ma Medium riesce a rendere le cose peggiori.
Una delle più importanti funzionalità di Medium è il Medium Partner Program. Cioè, si guadagna da quello che viene letto. Peccato che gli unici articoli che Medium metta in risalto sono… in inglese.
Inoltre, tutte le newsletter che Medium invia agli utenti sono in… inglese, ovviamente. Tutte le principali pubblicazioni su cui poter ricevere visibilità sono in… inglese. Tutta l’eventuale promozione che è possibile ottenere da Medium è… sì, in inglese.
A questo si aggiungono i limiti tecnici cui abbiamo già accennato, e sono importanti.
Il profilo dell’autore non è multilingua. Scrivere in più lingue lo renderà… “disordinato”. In quale lingua scriverete la “bio”? I lettori in una lingua saranno confusi o addirittura infastiditi dall’altra lingua?
Ma il problema principale è che non c’è modo di raggiungere o far raggiungere gli articoli in lingua diversa dall’inglese. I pochissimi tag in lingue diverse non sono associati ai “topic”. Né è previsto un “Top Writer”.
Da quanto detto finora, vi è senz’altro già ben chiaro che la speranza di visibilità è vana.
Parecchi miei articoli in inglese hanno migliaia, o decine di migliaia, di letture, su Medium. Al contrario, i miei articoli in italiano faticano ad accumularne poche decine nel corso degli anni.
Dico tutto questo non per scoraggiarvi ma perché siate perfettamente consapevoli della situazione, prima di investire il vostro tempo. Ottenere popolarità in inglese, su Medium è già di per sé difficile. Ottenerla in spagnolo è dieci volte più difficile. Ottenerla in italiano è semplicemente impossibile.
Detto questo, Medium è una grande opportunità, specie se scrivete anche in inglese.
Quindi, cosa si può fare?
Se volete provarci, ecco come regolarsi.
La “bio”
Se scrivete esclusivamente in una lingua diversa dall’inglese, scrivere le due righe di “presentazione” nella lingua in cui scrivete, altrimenti andati diretti sull’inglese. Quasi tutti i vosti contatti su Medium conoscono l’inglese o riescono almeno a leggerne un paio di semplici righe.
Se preferite una “bio” multilingua, mantenetela super-semplice, altrimenti perderà di impatto.
I tag
I tag sono la nota più dolente. Soprattutto perché sono molto importanti.
Io ho provato molti approcci, per le mie storie in italiano, inclusi tag esclusivamente in inglese o misti. Non funzionano. Con i tag in inglese ottenete qualche visualizzazione in più ma sono visualizzazioni “sbagliate”, perché i lettori in inglese si troveranno di fronte un articolo nella lingua “sbagliata”. E in ogni caso, il numero di visualizzazioni non cambia di molto, giocando col linguaggio tag.
Quindi, io ho adottato la soluzione di tag esclusivamente nella lingua del post. Nel caso di articoli in lingua diversa dall’inglese, ne riservo uno al nome della lingua, scritto nella lingua stessa. “Italiano” nel mio caso.
Inoltre, con i tag in lingua dovete rimanere molto più generici rispetto a quanto fareste con l’inglese. Se in inglese potete includere dei tag di nicchia, nella lingua diversa dall’inglese già tutti i tag sono di nicchia. Se un tag è utilizzato da meno di, diciamo, cento articoli, è praticamente inutile. Bisogna scegliere qualcosa di più popolare.
Il numero di storie associate a un tag non è indice di visibilità, naturalmente, ma è indubbiamente una misura approssimativa dell’attività della comunità sull’argomento.
Cercate di riutilizzare I tag su più storie, laddove siano rilevanti.
Le storie senza pubblicazione
Il gioco delle pubblicazioni non è così remunerativo come sembra, in termini di visibilità, nemmeno in inglese. In ogni caso, se siete agli inizi dovete ambientarvi e magari anche farvi le ossa col blogging, quindi le pubblicazioni hanno un’importanza relativa.
Quello che conta è cercare di pubblicare regolarmente. A un certo punto viene il momento di affrontare le pubblicazioni.
Proporre gli articoli alle pubblicazioni
Le pubblicazioni offrono un po’ più di visibilità e consentono di fare qualche conoscenza in più, magari proprio con gli editori, visto che le pubblicazioni in lingue diverse dall’inglese faticano a trovare scrittori.
Non entro nei dettagli. Potete partire dall’help di Medium, per quelli (mi spiace ma su Medium un po’ di inglese dovete saperlo a prescindere).
Trovare pubblicazioni non sarà facile. Iniziate cercando alcuni termini popolari nella vostra lingua, e col nome della lingua stessa. Molte delle pubblicazioni che troverete conterranno scritti prevalentemente di un solo autore, ma possono essere comunque un punto di partenza.
Creare una vostra pubblicazione
Se scrivete con sufficiente regolarità e i vostri scritti hanno qualcosa in comune, a parte il fatto che ne siete l’autore, è una buona idea – e forse l’idea migliore – creare la propria pubblicazione.
E’ esattamente quello che ho fatto io. In particolare, la mia pubblicazione in italiano era gemella di quella in inglese. Conteneva meno storie ma, viceversa, anche alcune storie non presenti in inglese. Ora sto migrando i miei articoli in altre mie pubblicazioni per altre ragioni ma l’impostazione di base multilingua rimarrà la stessa.
Le ragioni per aprire una pubblicazione in lingua “locale” sono molto semplici.
Le storie condivideranno la parte iniziale dell’URL (l’indirizzo http), rendendo la vita facile a Google, nel raggrupparle.
Inoltre, avrete un punto di accesso per i lettori di quella specifica lingua. Alcuni di loro potranno decidere di seguirla, con più facile accesso alle prossime storie, o semplicemente vedranno qualche altra storia nella pubblicazione.
Come minimo, avrete un link da condividere fuori da Medium. Medium sarà comunque una barriera, per i lettori che non sono anche utenti di Medium, ma meglio di niente.
Tuttavia, evitate di raggruppare tutte le vostre storie in una sola pubblicazione. Può funzionare per alcuni scrittori particolari o molto popolari, ma per gli altri non funziona, perché l’unico motivo che raggruppa gli articoli è nella testa di chi li ha scritti. Senza che ci sia una ragione perché i vostri lettori trovino determinate storie nella stessa pubblicazione, molti dei benefici della pubblicazione stessa svaniscono, perché non costituisce più un riferimento in termini di specifici argomenti. Altri benefici restano ma si perde il vantaggio del “marchio”. Laddove una pubblicazione non in inglese già fa fatica a ottenere visibilità, ogni errore di “posizionamento” pesa. Se alcuni dei vostri articoli non si abbinano bene alla pubblicazione, non fatevi scrupolo di pubblicarli fuori dalla pubblicazione.
Pronti, partenza, via!
Quanto detto e proposto finora non vi farà diventare una celebrità di Medium. Tuttavia, aumenterà le vostre possibilità e vi farà conoscere altri lettori e scrittori nella vostra lingua. Come ha fatto con me.